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La fine di BaselWorld?

DATA
16 Aprile 2020
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La crisi sanitaria causata dal COVID-19 ha rapidamente assunto un’impronta globale, con grosse ripercussioni su ogni persona. Proprio per la sua pervasività, questa emergenza ha colpito la società nella sua interezza, interessando anche il mondo degli orologi, che non è rimasto illeso.

La crisi economica si sta avvicinando più velocemente di quanto non fosse stato previsto, e gli attori coinvolti in questo settore sono più che mai costretti ad un veloce adattamento. Giusto ieri abbiamo appreso la notizia che sentenzia la probabile fine del centenario Salone mondiale dell’orologeria e della gioielleria, BaselWorld.

Cercheremo di spiegarvi tutte le situazioni che si sono avvicendate in questi ultimi tempi, dando un’occhiata agli effetti sul mercato, correnti e futuri.


Rolex e Patek Philippe lasciano BaselWorld 2021

Ieri, 14 Aprile, in una dichiarazione congiunta da parte di Rolex, Patek Philippe, Tudor, Chopard e Chanel, i 5 brand hanno annunciato che usciranno ufficialmente dall’edizione di BaselWorld 2021. La crisi di Basel era cominciata già nel 2017, quando lo Swatch Group aveva annunciato il suo ritiro dalla fiera.

Ma perché mai Rolex (che vi partecipa dal 1939) o Patek Philippe (che prende parte alla fiera annuale da 4 generazioni) hanno deciso di intraprendere questa scelta? Per comprenderla dobbiamo tornare indietro di qualche giorno.

Da BaselWorld 2020 a BaselWorld 2021

In seguito allo scoppio della pandemia, moltissime aziende del settore hanno deciso di chiudere le loro aziende, e altrettante hanno deciso di rimandare le uscite delle loro novità. Lo stesso ha fatto il management di BaselWorld, prendendo la decisione unilaterale di rimandare l’edizione dell’anno corrente a Gennaio 2021. Data fra l’altro non congeniale al settore della gioielleria.

La decisione è stata però quella di rimandare l’edizione del 2020, e non di cancellarla. Questo pretesto ha consentito agli organizzatori della fiera di trattenere le quote di partecipazione già versate dalle aziende. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è infatti stata la gestione dei rapporti con i partecipanti alla fiera. Le aziende, già gravate dalla difficile situazione economica, hanno chiesto un rimborso delle quote versate per partecipare alla fiera (vi basti sapere che per prendere parte a questa fiera le aziende devono sborsare milioni di franchi).

A questa richiesta, apparentemente ragionevole, i manager di BaselWorld hanno risposto con due proposte:

Option A:
– 85% of the amount for Baselworld 2020 carried over to cover fees for Baselworld 2021
– The balance 15% retained by the organisers to help cover the out-of-pocket costs of Baselworld 2020

Option B:
– 30% of the amount reimbursed
– 40% of the amount carried over to Baselworld 2021
– 30% of the amount used to help cover the costs incurred by Baselworld 2020

(Source: revolution.watch)

Questa controproposta, come avrete già immaginato, non è stata ben recepita. In particolare, pare che Hubert J. du Plessix, gestore degli investimenti e della logistica in Rolex, non l’abbia proprio digerita.

Per Rolex non si trattava tanto di una questione economica, in quanto si pensa che la casa coronata abbia riserve di capitale che superano addirittura quelle di alcuni fondi sovrani, ma di una questione etica. Le aziende che più soffriranno di questa crisi sono le piccole aziende, sono i piccoli brand indipendenti che gelosamente custodiscono i valori e la tradizione centenaria dell’orologeria svizzera che rischiano di scomparire.

photo by A Collected Man

Le incomprensioni

Se una crisi come questa è stata capace di mostrare il lato più solidale di molte aziende, ha anche mostrato l’avidità di altre. Vi starete chiedendo, come si può scegliere chi deve sopravvivere se in fondo la crisi colpisce tutti, e anche chi organizza queste fiere deve sostenere dei costi. Ebbene, nonostante il tentativo di alleviare la pressione fiscale da parte del governo elvetico da un lato, e le buone intenzioni di tutte le aziende del settore dall’altro, il gruppo ha continuato ad affermare di trovarsi in una situazione di sopravvivenza, mantenendo la sua posizione senza scendere a mezzi termini, quando è ben noto che il gruppo MCH, che possiede BaselWorld, dispone di grossa liquidità.

Du Plessix aveva reso chiaro che i rimborsi sarebbero stata la semplice ed elegante risoluzione a questa difficile situazione, concludendo che: “Altrimenti, temiamo che questa sarà la fine, pura e semplice, di Baselworld, specialmente alla luce del fatto che le date scelte per gennaio 2021 non sono adatte ai settori della gioielleria, delle pietre preziose e delle gemme, e che la coordinazione con Watches & Wonders (SIHH) non è più in essere”. Invece di provare un approccio diplomatico, Michel-Loris Melikoff, direttore di BaselWorld, ha deciso di proseguire sulla sua strada. Questo ci rimanda alla dichiarazione congiunta di cui vi dicevo prima, che trovate riportata qui sotto.

Sostituirà Basel una nuova fiera, che si terrà ad aprile al Palexpo di Ginevra. Questa fiera è coordinata dagli stessi organizzatori di Watches & Wonders (ex. SIHH), ovvero il gruppo FHH (Fondation de l’Haute Horlogerie), e i due eventi si terranno congiuntamente. Questa notizia segna chiaramente la fine di un’era. La sola presenza di questi brand sorreggeva l’intera struttura, ed è stata la riluttanza da parte degli stessi organizzatori di BaselWorld a qualsiasi forma di collaborazione che ne ha sancito, in ultima istanza, una fine inesorabile.


Come reagirà adesso il mercato?

In queste situazioni, per cercare di anticipare ciò che potrà succedere, è utile guardare al passato. Non ho una sfera di cristallo, ma anche se l’entità di questa crisi è del tutto nuova, le situazioni passate sono un’ottima proxy di ciò che verrà.

Infatti, le crisi passate ci hanno insegnato che coloro che ricoprono posizioni dominanti nel mercato, ne usciranno consolidati, perché hanno capacità di investire quando altri non possono. L’aver rimandato la collezione di quest’anno non preoccupa in nessun modo aziende come Rolex o Patek Philippe, che possono invece cercare di soddisfare una parte di quella domanda ancora in lista d’attesa.

Non vale lo stesso per le piccole aziende indipendenti, custodi del savoir-faire e delle tradizioni orologiaie. Questa crisi porterà inevitabilmente con sé le aziende più piccole e ancora non affermate, magari gravate anche dal coinvolgimento in ingiuste lotte legali per la restituzione dei rimborsi con BaselWorld.

Dalla prospettiva del consumatore e del commerciante di orologi, per delineare un effetto è necessario distinguere il mercato in due scomparti separati, uno per il vintage e uno per il moderno.

Il moderno

Ha inevitabilmente subito un arresto per l’impossibilità fisica di spostarsi delle persone, e subirà probabilmente un ribasso, già cominciato prima dell’epidemia. Questo perché gli orologi moderni, anche quelli difficili da prendere a listino, sono disponibili in grosse quantità, e più soggetti a fluttuazioni dell’economia una volta che la domanda si riduce a seguito di una minore disponibilità economica. Un piccolo ribasso di un mercato anche già troppo inflazionato non ferirà nessuno, e speriamo spaventi qualche speculatore!

Il vintage

Il vintage è invece un discorso a sé stante.
Solo un paio di giorni fa Sotheby’s ha venduto un Rolex Paul Newman ref.6241 per l’esorbitante cifra di € 335.000 ($360,400), in un’asta online! L’aspetto che colpisce di più è che, oltre a questa cifra record, tutti i lotti sono stati venduti.

Questo è un chiaro segnale di come questo segmento sta recependo la crisi. Inoltre, se diamo un’occhiata all’andamento generale del mercato del vintage possiamo notare che al di là di fluttuazioni isolate, negli ultimi trent’anni il mercato ha visto una costante crescita, e non è certo questa la prima crisi che viviamo.

Sicuramente questa situazione impone un veloce adattamento, a pena di chi non ne sarà in grado, ma questo mercato ha sempre dimostrato di essere capace di uscirne, perché a differenza di altri, è guidato dalla viscerale passione dei collezionisti.

Questo momento di crisi sarà difficile per molti, ma speriamo che aiuti i collezionisti a togliere un po’ di attenzione dall’aspetto finanziario di questo mondo, permettendo loro di concentrarsi di più su ciò con cui si connettono emozionalmente.

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