Search
Close this search box.

Il nostro primo orologio

DATA
06 Giugno 2020
CONDIVIDI SU
Facebook
WhatsApp

tabella dei contenuti

Oggi vi parliamo del primo orologio del team di ItalianWatchSpotter. Abbiamo deciso di raccontarvi la nostra storia, ma non proprio la storia di come oggi ci troviamo tutti qua. Oggi parliamo invece di lui, l’oggetto che ha innescato la nostra passione, lo stesso che magari, un domani, verrà battuto all’asta per il suo valore storico.

Se andrà o meno all’asta è solo speculazione, quello che è stato, invece, è storia: cominciamo!


Andrea Casalegno

Chi mi conosce sa che la memoria non è un mio punto di forza, soprattutto quando si tratta di consumismo.
In un certo modo, potrei essere definito cleptomane: l’acquisto compulsivo mi caratterizza, soprattutto quando legato a oggetti per me di scarso valore, così che finiscono presto in un cassetto.

Ecco, penso che questo sia stato il mio primo approccio all’orologeria: regali, acquisti capricciosi e tanta tanta plastica, forse anche con qualche Topolino qua e là sul quadrante…

Se devo invece raccontarvi di quello che ritengo essere stato il mio vero primo orologio, l’oggetto da cui è nata la passione, è meglio parlare di un pezzo che ancora oggi mi accompagna e che ha per me segnato un’epoca. Si tratta di un Omega, un De Ville, ereditato da un mio parente che lo prese durante un viaggio, probabilmente in Giappone.

Il quadrante floreale e la cassa tonneau lo rendono decisamente insolito e molto distinto, ma al contempo giovanile ed intrigante. Ultrapiatto (potremmo dire), in acciaio, ai miei occhi molto raro: non avevo mai pensato che un oggetto così piccolo e dimenticato sarebbe stato pieno di storie ed emozioni.

Così la cleptomania finì ed iniziò il collezionismo. (Cambia poi tanto?!)

Trovarlo fu affascinante, non avevo mai visto niente di simile e non avevo mai avuto un orologio meccanico. Decisi di riparalo e indossarlo con la sua maglia milanese, sotto gli occhi dei miei compagni teenager, molto più avvezzi a Rolex o a Swatch. Volevo qualcosa che mi facesse uscire dalla massa, volevo, come mio solito, essere uomo prima del tempo, essere un passo avanti agli altri.

Distinguermi dagli altri mi è sempre piaciuto e, vista la mia eccentricità, credo che questo orologio fosse in qualche modo predestinato ad accendere la mia passione. Lo feci riparare a Milano e, da lì, il resto è storia…


Lorenzo Spolaor

Me lo ricordo benissimo, il mio primo orologio.
Era l’estate tra la terza e la quarta elementare e per la promozione a scuola, i miei compagni chiedevano Mario Kart per il GameBoy. Quando mia madre mi chiese che regalo volessi, io non avevo nessun dubbio: un orologio.
Sin da piccolissimo sono sempre rimasto affascinato da quell’oggetto sul polso degli uomini importanti. Quell’oggetto che gli permetteva di essere padroni del tempo, di pianificare le loro giornate. Una cosa “da grandi”.
Ed io volevo essere uno dei “grandi”.

Mia madre rimase un po’ perplessa a dire il vero. “Sicuro che non vuoi un gioco per il GameBoy? Ma poi, la sai leggere l’ora? Che te ne fai?”.
Probabilmente avevo ancora qualche difficoltà a leggere l’ora e sì, Mario Kart lo volevo anch’io… ma pensai “chi se ne importa di leggere l’ora, l’orologio è un simbolo”. E così, andammo a scegliere il mio orologio.

Era il 2005, avevo otto anni e mi ricordo che faceva un caldo soffocante. Entrammo nel negozio della Swatch ed il commesso mi mostrò un espositore della Flik Flak. Inutile dire che la mia testolina coi capelli a spazzola non capiva più niente a quel punto. Capii subito che non si trattava di un orologio, ma che erano oggetti che potevano essere collezionati. Colori diversi, funzioni diverse, forme diverse. In quell’esatto momento, mi sono fregato. Da quell’istante, collezionare orologi diventerà la mia ossessione.
Scelsi un orologio che si addicesse alle mie aspettative… quelle di un bambino di otto anni con il gel nei capelli, i sandali e i tatuaggi dei ghiaccioli sulle braccia. Un vero duro, insomma.

Un bellissimo orologio arancione e nero, con la ghiera tribale e un cinturino tutto decorato.

Quanto l’ho amato. Passai tutta l’estate a fissare incantato quell’oggetto che mi aveva fatto diventare un adulto in un secondo.
Mi ricordo che guardavo dall’alto in basso i miei amici perché, che volete farci, loro erano bambini, mentre io… io ero “dei grandi”.
Con la coda dell’occhio, però, il guardavo mentre giocavano a Mario Kart e devo dire che non era male… per niente.
             

Lorenzo Spolaor

P.s. alla fine, tornati a scuola, presi due “ottimo” di fila in matematica e mi regalarono Mario Kart.


Lorenzo Rabbiosi

Niente referenza, nessun mark…nulla di tutto questo!
Il segnatempo che ha segnato il mio ingresso nel mondo del vintage è un oggetto tanto semplice quanto raffinato e di gusto.

Nel 2017 la mia passione (ossessione) per l’orologeria era già scoccata da qualche anno, passione che ben presto si è settorializzata sul vintage. L’approccio con il vintage ricordo essere stato piuttosto graduale e disordinato, data l’enorme mole di orologi meravigliosi che meritano di essere approfonditi.
Infatti, prima di quel fatidico giorno di settembre del 2017, pur vedendo quotidianamente decine di orologi meravigliosi, non mi era mai balenata l’idea di un acquisto.
Probabilmente non mi sentivo pronto o maturo collezionisticamente parlando per andare davvero a valutare un orologio in ogni sua componente con l’intento di acquistarlo.

Tuttavia, come sempre, il caso si diverte a sorprenderci ed un bel giorno apro Instagram e noto un delizioso Vetta anse “fancy” messo in vendita da @iamcasa.

Al tempo praticamente non conoscevo Andrea se non per qualche messaggio scambiato su Instagram, compresi quelli che in poco tempo mi portarono ad acquistare quel Vetta…chi l’avrebbe detto che ci saremmo ritrovati nel progetto IWS!

Bando alle ciance e ai ricordi passiamo all’orologio… come anticipato si tratta di un segnatempo senza pretese ma che esprime un fascino del tutto singolare, conferito dalle anse davvero fantasiose.
Il quadrante ha sviluppato una gradevole patina gialla che insieme alle anse, gli indici stilizzati e le lancette a stelo azzurrate lo rendono un perfetto esempio del gusto art-deco anni’30.

La cassa non è in acciaio ma cromata, prassi comune per tanti orologi “minori” dell’epoca e si presenta in condizioni più che dignitose, considerando che al tempo lo scopo degli orologi non era la rivendita ma rappresentavano oggetti per la vita , sempre al polso del proprietario.
A corredare il Vetta ci pensa un bel cinturino in pigskin nero che ne sottolinea ulteriormente l’anima vintage.

Oltre all’indiscutibile valore simbolico rivestito da questo segnatempo, esso rappresenta un collezionismo “alternativo” volto a valorizzare l’estetica dell’orologio, senza curarsi del brand riportato sul quadrante…un collezionismo che fortunatamente sta tornando in auge grazie al magnifico format “brutti anatroccoli”.


Enrico Lanteri

La storia del mio primo orologio è contemporanea alla nascita della mia passione per l’orologeria, un momento che rimarrà impresso per sempre nella mia memoria.

Era il lontano 2006, verso la fine del mese di maggio, e mio padre torna a casa dopo una lunga trasferta di lavoro, durata più di sei mesi, in Medio Oriente. Al suo arrivo in aeroporto, dopo tanti mesi senza vederci, se non attraverso una webcam e l’ormai decaduto MSN Messanger l’emozione è stata grandissima ma ben presto la mia attenzione cadde sul suo polso. Non indossava l’orologio che ero abituato a vedergli indossato quotidianamente per andare a lavoro. Era molto più appariscente, con il cinturino di pelle in coccodrillo, era un Breitling. La cosa che mi incuriosì più di tutto fu il fondello a vista che lasciava intravedere quel meraviglioso mondo di ingranaggi in cui mi ero letteralmente perso. Da quel giorno mio padre mi spiegò un po di cose sul mondo degli orologi ed inizio la mia passione. 

Qui si riaggancia la storia del mio primo orologio. Vedendo il mio crescente interesse ed essendo  ormai a giugno, periodo di ultime valutazioni e pagelle, la mia cara bisnonna decise di premiare i miei ottimi voti con un regalo. Un pomeriggio che ero andato a trovarla mi portò in una gioielleria vicino casa e mi fece scegliere il mio primo orologio.

La scelta era molto ampia ma avevo le idee abbastanza chiare, optai per un orologio Laurens molto sportivo e subacqueo vista la mia passione per il mare.

Aveva la cassa in acciaio, quadrante e lunetta girevole blu e movimento al quarzo. Al tempo non sapevo tutte queste cose. Lo scelsi semplicemente perché mi piaceva per il suo aspetto sportivo e robusto che molto si addice al mio “stile di vita”. Inoltre era fornito con due cinturini intercambiabili, un bracciale in acciaio ed un cinturino in tessuto molto resistente.

Da quel giorno lo posizionai sul mio polso e ci rimase per qualche anno. Fu un grande compagno di avventure, molto spesso strapazzato tra acqua, sabbia, polvere, terra e rocce, ma sempre fedelmente posizionato sul mio polso. Un pezzo che ancora oggi conservo con piacere nel cassetto della mia scrivania. Di modestissimo valore economico ma dall’incalcolabile valore affettivo.


Giulio Minetto

Come molte delle storie che ci caratterizzano, anche quella riguardante il mio primo orologio è accaduta per caso.
Ricordo perfettamente come, all’età di 12 anni, il solo pensiero di indossare un orologio mi infastidiva molto: un oggetto al polso più o meno pesante, apparentemente non così utile, non era esattamente quello che faceva al caso di un ragazzino che conduceva una vita molto attiva e dinamica e che non aveva di certo bisogno di un ulteriore cosa a cui dover pensare.

Uno dei primi giorni di dicembre 2010, invece, qualcosa scattò nella mia testa e decisi che avrei investito alcuni risparmi e una parte delle mance di natale per comprare un orologio.

Non c’era un motivo preciso, né un orologio che mi avesse colpito in particolare, ma sentivo una necessità insita in me stesso, quasi come un voler iniziare ad approcciarmi un po’ alla volta al mondo degli adulti.

Passai le settimane antecedenti al Natale ad informarmi e cercare tra le poche gioiellerie della mia città quale potesse essere un orologio di mio gusto e soprattutto che rientrasse nel budget che mi ero imposto.

La vigilia di Natale presi la mia decisione: ero stato folgorato da un semplice ma intrigante Hamilton Khaki Navi Frogman, un modello pensato per un utilizzo prettamente subacqueo.

L’orologio aveva un layout classico da diver, grandi indici luminosi, piccoli secondi al 6, data senza lente ad ore tre e movimento automatico.


I due elementi che però mi avevano attirato di più erano l’importante copri corona, che garantiva l’impermeabilità e che era fissata alla cassa tramite dei link in metallo, e la cassa stessa poiché realizzata in titanio con finitura satinata e non lucida, come la maggior parte degli orologio che avevo visto fino ad allora.

Questo orologio fece scattare in me la scintilla e improvvisamente mi trovai immerso nel turbinio dell’orologeria.
Come molti sapranno quando mi appassiono a qualcosa mi ci concentro al 100% ed è per questo che quest’orologio rimase con me per poco meno di sei mesi.
Lo rivendetti poi per comprarne un altro, che poi scambiai per un altro, che poi vendetti a sua volta…. tutto ciò per poter provare gli orologi che mi colpivano man mano che la mia passione per l’orologeria aumentava.


Alessandro Metelli

Il mio primo orologio. Mi vien da sorridere quando penso a come sia nata la mia passione per l’orologeria.

Ricordo perfettamente quel giorno del 2012 in cui, per via del tutto casuale, trovai un Rolex Submariner Ref.16613 in condizioni disastrose all’interno del cassetto della biancheria di mio padre. La sfera dei secondi partiva per qualche minuto ma poi si fermava, non era possibile regolare il datario e la cassa ed il bracciale erano pieni di graffi.

Nessuno di questi difetti però impedì a quell’orologio di stregarmi, con quel quadrante di un blu ipnotico accompagnato dall’oro della ghiera e delle maglie centrali del bracciale… che abbinamento ragazzi! Inutile dire che restai per giorni ad ammirarlo, del tutto inconsapevole che quei giorni mi avrebbero cambiato totalmente la vita.

Da lì iniziai a documentarmi sul web, cercando di raccogliere più informazioni possibili sul modello Submariner.

Chi mi conosce sa che ho un profondo legame con questo modello, tanto che al giorno d’oggi molte persone mi contattano per avere pareri sulla coevità di Submariner vintage che vorrebbero comprare. Per me una grandissima soddisfazione!

Non scherzo quando dico che questa passione mi ha cambiato la vita! Basti pensare che per la mia tesi di laurea magistrale, ho progettato un movimento meccanico a carica manuale per orologio da polso poi costruito mediante stampa 3D e che tutt’oggi lavoro come ricercatore nella mia università con l’obbiettivo di aprire nella metà del 2021 una startup nell’ambito dell’orologeria.

Inoltre, devo molto a questo orologio in quanto mi ha permesso di conoscere delle persone veramente fantastiche, con cui condividere una passione sana che oramai caratterizza la mia quotidianità.


Claudio Freccia

Inevitabilmente i nostri orologi vivranno più a lungo di noi, del resto, sono oggetti nati per durare nel tempo. Questo è il bello del collezionismo. Raccogliere e amare dei pezzi che poi tramanderemo alle persone che amiamo. Creano delle connessioni che vanno al di là del tempo che misurano.

Il mio primo orologio non è stato acquistato nuovo, ma prima che ci conoscessimo aveva già vissuto 25 anni al polso di un’altra persona, mio Padre.

Può sembrare un cliché, ma non appena me lo regalò mi si aprì un mondo davanti. In quel momento dentro di me scattò una scintilla. La mia passione per gli orologi era nata.

L’orologio in questione è un Rolex Explorer II ref.16570, il modello solitamente soprannominato ‘Polar’. Al contrario di ciò che può evocare questo soprannome, il mio Explorer è tutt’altro che freddo. Nel tempo gli indici hanno virato verso un giallo quasi solare. L’orologio non è perfetto. Qua e la ci sono graffi e botte, ma ognuno di quelli racconta una storia e lo rende in un certo senso, unico, il Mio Explorer. Quello che più amo di questo orologio è che ha vissuto. Ha vissuto una vita di avventure, viaggi, momenti e emozioni che racconta e custodisce con i segni sulla cassa.

Questo è e sarà l’orologio da cui non potrò mai separarmi. Il mio consiglio? Trova un orologio che voglia raccontare una storia che non ti stancherai mai di sentire, e goditi ogni ticchettio che batte sul tuo polso.


Filippo Versienti

Semplice, pulito ed elegante, come solo Bvulgari sa fare.

L’adolescenza e soprattutto i teen-ages sono quel periodo dalla vita dove si è letteralmente influenzati tra motori, orologi, vidogames, discoteche e chi più ne ha più ne metta. Diciamoci la verità, sono gli anni delle prime scoperte e dei primi “amori”.

Ovvio che sono richieste alcune scelte e la cernita deve essere fatta, per forza. Proprio in quegli anni mi regalarono quello che poi sarebbe stato il mio primo orologio: BVLGARI BVLGARI BB30SSD

Nacque proprio così uno dei miei primi amori; sì instaurò immediatamente un legame molto particolare che difficilmente avevo provato prima verso un’oggetto. Era molto più che solo bello esteticamente, era diventato come un’identità; ed è proprio da quell’esatto momento che cominciai a provare l’emozione verso un qualcosa, capendo il “vivere un oggetto”. Era nata una passione che ancora oggi è più forte che mai.

Il BVLGARI BVLGARI BB30SSD presenta un diametro da 30mm con 7mm di spessore, al quarzo ed interamente in acciaio Inox. Come già detto, e non solo per le sue caratteristiche estetiche, si tratta di un orologio estremamente fine e pulito con una semplicità così marcata da risultare un orologio assolutamente elegante, in perfetto stile Bvulgari d’altronde.


Patrick Romano

Il primo orologio che ha significato qualcosa per me e ha dato il via a questa mia passione è un Omega Genève del 1960.

Dal punto di vista tecnico, è abbastanza comune: movimento automatico, cassa di forma leggermente ovale, oro giallo. Esteticamente, io adoro quest’orologio, ma nel contesto più ampio, non è qualcosa di straordinario: è “semplicemente” un orologio Omega degli anni ’60. Non fraintendetemi però: meccanicamente è in condizioni perfette, molto ben tenuto, soprattutto se si considera che questo pezzo ha ben 60 anni! Infatti, la qualità e l’affidabilità degli Omega vintage sono attributi che rendono il brand uno dei più ricercati e popolari nel mondo vintage.

Ma é la storia di come e perché questo segnatempo è finito nelle mie mani che mi sorprende.

Nel 1940, mio bisnonno e sua famiglia furono costretti a scappare dalla Francia all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, e si rifugiarono in un piccolo comune nella Regione del Piemonte. Il mio bisnonno astutamente nascose 40 monete d’oro nel telaio di una bicicletta, che fu quasi sequestrata al confine Italo-Francese. Oltre a queste monete, non ebbero nulla.

Con quel poco che aveva, ha lavorato estremamente a lungo e con tanta fatica. Dopo 18 anni di molti sacrifici e sforzo, riuscì ad aprire la sua Farmacia eponima – “Farmacia Romano”, nel centro di Cuneo. Tramite questi sacrifici e sforzi, riuscì anche a regalare questo orologio a suo figlio (mio nonno) per gli ottimi voti della sua maturità.
Ben due generazioni dopo, l’orologio fu il regalo del mio diciottesimo.

Questo orologio in particolare ha un significato sentimentale imapreggiabile, perchè rappresenta l’impegno e i sacrifici che fecero coloro che sono venuti prima di me, così che io possa essere quì oggi, avere quello che possiedo e fare quello che posso fare. Grazie a loro, io posso indossare questo orologio con il massimo dell’orgoglio. E ogni volta che sta al mio polso, mi rendo conto del fatto che l’unico motivo per cui questo orologio batte, è perché quelli che mi hanno preceduto lo hanno indossato. I ricordi che ebbero e le attività che fecero hanno dato carica al movimento automatico. Quindi ora, ogni volta che lo indosso, io do vita all’orologio nello stesso modo dei miei antenati.

E per me, nulla può competere contro questo.


Dunque, qui concludiamo il nostro secondo articolo collaborativo da “team”. Che cosa ne pensate? Vi piace questo formato? Quali altri temi vorreste vedere in futuro?

Ma, ancora più importante, qual’è stato il vostro primo orologio? Qual è la storia dietro al vostro segnatempo? Fateci sapere nei commenti!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

logo iws sito 1
 

REGISTRATI
PER RIMANERE
AGGIORNATO SU
TUTTE LE NOVITà

REGISTRATI IN 60 SECONDI →

ti potrebbe interessare

GUIDE ED
APPROFONDIMENTI

COMPLICAZIONI
E DETTAGLI

@2023 – Italian Watch Spotter. All Rights Reserved. IWS Group S.r.l., Viale dei Lidi 433, 96100, Siracusa (SR) | P.IVA: 02072260892