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“Don Pancho” – L’unicorno di Vacheron Constantin

DATA
11 Maggio 2019
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Potreste pensare che, per chi colleziona da decenni l’alta orologeria vintage, provare forti emozioni per un solo orologio sia impossibile.

Tale dubbio scompare immediatamente quando torna alla luce un oggetto che potremmo chiamare senza dubbio “unicorn”. Con questo nome ci si riferisce infatti a pezzi unici speciali prodotti dalle maison più in vista dell’orologeria.

In questa categoria rientra di diritto il Vacheron Constantin “Don Pancho”, che sarà battuto da Phillips a Ginevra, nel consueto week-end delle aste di maggio, il cui nome deriva dal primo proprietario Francisco Martinez Llano, chiamato dagli amici Don Pancho.

Quest’orologio rappresenta certamente uno dei più importanti vintage della storia e, forse, il più importante in assoluto per Vacheron Constantin.

La prima volta in cui questo segnatempo fece parlare di sé fu nel 1992, quando un libro dal titolo “L’Univers de Vacheron Constantin Geneve” pubblicò una foto in bianco e nero che ritraeva un orologio con cassa tonneau, corona ad ore 12, data retrograda, calendario, ripetizione minuti e firma sul quadrante del concessionario Brooking di Madrid.

L’entusiasmo e lo stupore furono poi fomentati dal fatto che il “Don Pancho” fu il primo orologio della storia ad unire data retrograda e ripetizione minuti.

Da quel momento, e per i successivi 27 anni, il pezzo rimase completamente avvolto nel mistero, in quanto non si sapeva né l’ubicazione né se l’orologio esistesse ancora, cosa non scontata dato che il segnatempo visse il secondo conflitto mondiale.

Proprio a causa della mancanza di informazioni si era soliti riferirsi all’orologio con il numero con cui era stato catalogato sul libro, ossia 3620.

La svolta si ebbe nel 2011

Anno in cui Alex Ghotbi, attuale Watch Specialist e Head of Sale presso Phillips, ricevette una foto a colori del segnatempo, la quale ne attestava l’attuale esistenza ma soprattutto scioglieva uno dei più grandi quesiti dei collezionisti, ossia il materiale della cassa.

Tuttavia l’eccitazione terminò sul nascere, visto che la fonte, peraltro anonima, scomparve non appena percepì il clamore creato dalla foto. Alcuni anni dopo Ghotbi ricontattò uno dei discendenti di Francisco Martinez Llano, riuscendo ad ottenere un incontro, al quale si recò accompagnato dal leggendario battitore di Phillips, Aurel Bacs.

La prima foto a colori ricevuta da Alex Ghotbi

Alla vista dell’orologio i due, certamente, tirarono un sospiro di sollievo vedendo che la cassa appariva in buono stato e priva di ogni segno di lucidatura, che avrebbe potuto alterarne sia la forma che l’incisione sul fondello, recante le iniziali di Llano.

Il passo immediatamente successivo fu quello di contattare Vacheron per comunicare la notizia e per reperire quante più informazioni possibili circa la storia del “Don Pancho”. Ciò è stato possibile solo grazie alla cura con cui la manifattura ha conservato negli anni i quaderni, dove vi è annotato ogni orologio venduto e le informazioni ad esso relative.

Dalle carte conservate negli archivi è emersa una storia dal sapore d’altri tempi e ricca di fascino.

L’orologio fu commissionato nel 1936 alla casa ginevrina da un uomo d’affari spagnolo, all’epoca residente in Cile, il sopracitato Francisco Martinez Llano, il quale desiderava disporre di un orologio da polso che incorporasse le tipiche funzioni degli orologi da tasca complicati e che mettesse al primo posto la leggibilità.

Vacheron impiegò un discreto lasso di tempo per creare quello che all’epoca era uno degli orologi da polso più complicati mai realizzati. Infatti il segnatempo fu consegnato solo nel 1940, comprensivo di 6 cinturini ed un quadrante addizionale nero con numeri Breguet, e restò in mano a Llano fino alla sua morte, avvenuta nel 1947.

Anche il prezzo rappresentò un record per questo orologio, dato che costò 3.750 franchi svizzeri, una somma enorme per l’epoca.

Dopo la morte dell’acquirente l’orologio restò chiuso nella cassetta di sicurezza della famiglia per circa 60 anni, prima di rivedere la luce.

Purtroppo, la cassetta non era isolata dall’umidità esterna che, nel tempo, ha danneggiato quadrante e movimento.

A tal proposito Phillips dovette affrontare un’altra delicata questione, ossia a chi affidare l’orologio per riportarlo all’antico splendore. Alla fine la scelta, che anche a nostro avviso appare come la più naturale, è stata quella di far tornare l’orologio “a casa”, dopo quasi 80 anni.

Vacheron Constantin ha svolto un egregio lavoro nel restaurare completamente il movimento, servendosi perfino degli utensili originali disponibili negli anni ’40.

Per quanto concerne il quadrante si è optato per una soluzione differente e molto intelligente

Accanto al quadrante originale, che presenta chiari segni di umidità ma che, in puro stile vintage, non può essere toccato, è stata riprodotta una copia fedele in tutto e per tutto. Così facendo il fortunato vincitore potrà decidere quale dei due quadranti montare, in base ai suoi gusti.


La stima di Phillips per la vendita del “Don Pancho” va dai 400.000 agli 800.000 franchi svizzeri (352.000-704.00 €). Tuttavia, dal momento che a darsi battaglia saranno i maggiori collezionisti internazionali, la cifra di aggiudicazione potrebbe aumentare sensibilmente. In ogni caso, è altamente probabile che non vedremo questo segnatempo di nuovo sul mercato per molto tempo a venire, in quanto rappresenta un punto d’arrivo per ogni collezione vintage di alto livello.

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